Alcune riflessioni che riguardano le elezioni in Brasile
“Ognuno sta solo sul cuor della terra, trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera.” Salvatore Quasimodo
Al posto di un Presidente della Repubblica, il Brasile ha appena eletto un amministratore coloniale. E come in tutte le amministrazioni coloniali, i compiti del Governo Bolsonaro saranno semplici:
- Supervisionare il trasferimento, attraverso di privatizzazioni, delle ricchezze nazionali –risorse naturali come petrolio, minerali, acqua, ecc. – e di beni pubblici – imprese pubbliche – per la metropoli, a favore del capitale finanziario internazionale e delle grandi società private.
- Garantire la «sicurezza» nella colonia, per gli interessi della metropoli – lo stesso capitale finanziario internazionale e le stesse società private. Nella pratica questo significa, per un lato, la criminalizzazione e la persecuzione dei movimenti sociali allo scopo di frenare qualsiasi tentativo di difesa dei beni pubblici e delle risorse naturali; da un’altra parte, l’imposizione, tramite contraffazione, notizie e narrative contraffatte, di un discorso totalitario che legittima questa politica economica di sottomissione alla metropoli, catalogando di «socialismo», «comunismo» o «bolivarismo » qualsiasi proposta o visione economica alternativa. Non saranno ammesse alcuna resistenza o questionamento delle privatizzazioni del controllo della sfera pubblica per interessi privati.
- Garantire la supremazia dei diritti della metropoli in rapporto al diritto sociale e collettivo dei cittadini e delle istituzioni della colonia, e di conseguenza lo sgretolamento dei diritti umani, diritti dei lavoratori, delle leggi di protezione all’ambiente, in somma di qualsiasi ostacolo all’espansione predatrice del capitale.
Detto di un’altra maniera: Il Governo Bolsonaro rappresenta l’imposizione del nuovo colonialismo dell’ordine neoliberale in Brasile. A Washington, capitale internazionale del neoliberalismo, devono aver festeggiato molto il risultato di queste elezioni. Immagino l’euforia a Wall Street e la fame con la quale essi lacereranno il Brasile. Non erano gratuiti l’appoggio e i consigli dati da Steve Bannon, uno dei grandi strateghi dell’ordine neoliberale, alla campagna di Bolsonaro.
E che il candidato Jair Bolsonaro abbia ottenuto, secondo gli studi, molti voti tra gli elettori con formazione accademica, ha appena confermato la mia vecchia convinzione che a certi livelli di stupidità solo si arriva dopo molti anni di studio: Non è facile.
Però confesso che è difficile, molto difficile, assistere impotente ai festeggiamenti di questa combinazione di mediocrità, volgarità e stupidità che prende possesso del nostro paese.
Noi che abbiamo gli occhi aperti e che proviamo a mantener la nostra umanità intatta e nostro spirito sveglio, abbiamo ancora il difficile compito di continuar con la resistenza. Come recitano i versi dell’antifascista poeta italiano Salvatore Quasimodo, che ho messo nell’epigrafe di questo testo, siamo i portatori di questo raggio di sole, che deve continuare a brillare nella notte che improvvisamente cadde sul nostro paese.
La nostra responsabilità è ora più grande e lo spirito dovrebbe continuare attento. Cerco rifugio e forze nella poesia. Ricordo i versi di Jorge de Lima, nella fine di «Invenzione d’Orfeo»:
“Nel momento di credere
credendo.
Contro le forze della morte
la fede.
Nel momento di preghiera
Pregando
per la fede che perderanno gli altri.”
Noi siamo in questo punto di lotta contro le forze della morte. Dobbiamo seguire.
Molto nel futuro dipende da noi.
Franklin Frederick
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